La lesione della cuffia dei rotatori rappresenta una tra le patologie dell’arto superiore più comuni; interessa giovani e adulti con caratteristiche estremamente eterogenee,siano essi soggetti addetti a lavori pesanti o sedentari e sportivi
Cause multifattoriali possono essere alla base di questo, come un'intrinseca degenerazione tendinea dovuta a ipovascolarizzazione, associata a fattori meccanici estrinseci. Neer, all'inizio degli anni Ottanta, indicò come causa delle lesioni di cuffia il conflitto (impingement) subacromiale a cui è sottoposto il tendine del muscolo sovraspinoso nel suo passaggio sotto l’arcata coraco acromiale, (tra acromion e testa dell’omero) considerando che circa oltre il 95% dei Pz risulta affetto da tale patologia.
Il sintomo clinico più frequente, nei pazienti che manifestano una lesione della cuffia dei rotatori, è il dolore, che si localizza nella regione antero-laterale della spalla; il dolore può essere presente al movimento attivo, alla mobilizzazione passiva o anche a riposo. Altri sintomi sono la sensazione di rigidità, di debolezza e di incapacità funzionale. E’ stato dimostrato che la lesione della cuffia, oltre ad avere effetti negativi sulla funzionalità della spalla, incide sulle condizioni di salute generale della persona e, in maniera più specifica, sulla qualità di vita.
Il primo step terapeutico per ridurre i sintomi è basato sull’approccio conservativo: farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS), infiltrazioni di cortisonici o meglio di ac. Ialuronico a medio/alto peso molecolare, crioterapia, terapia fisica, riposo delle attività che riproducono il dolore, programmi riabilitativi basati sulla terapia manuale, esercizi neuromuscolari (propriocettivi-coordinazione) e sul rinforzo muscolare. Questo tipo di trattamento, protratto per quattro-sei mesi, può ottenere una remissione della sintomatologia. Nel caso di insuccesso a causa della gravità della lesione, dell’età, o della scarsa compliance del paziente, si può rendere necessario il ricorso al trattamento chirurgico.
La rieducazione funzionale della spalla dopo intervento chirurgico costituisce un passaggio essenziale,
La prima tappa di una buona riabilitazione post-chirurgica della cuffia dei rotatori inizia con un intervento di riabilitazione pre-chirurgica, con esercizi di mobilizzazione articolare e di rinforzo dei muscoli stabilizzatori della scapola: si è visto, infatti, che la prognosi dopo la riparazione di cuffia dipende dall’entità della lesione, dalle condizioni neuromuscolari pre-operatorie e dall’escursione del movimento; un deficit pre-operatorio in intrarotazione per es. è un fattore prognostico negativo sia per la gestione del dolore che per il recupero dell’escursione articolare
L’inizio della fisioterapia a volte è possibile già dalla prima settimana post-intervento con semplici esercizi pendolari da eseguire in modo autonomo. La mobilizzazione passiva assistita, considerata uno strumento fondamentale non solo per la ripresa del movimento, ma anche per la gestione del dolore, può iniziare dalla terza settimana con movimenti come l’elevazione sul piano frontale e l’extrarotazione.
Gli esercizi attivi assistiti iniziano progressivamente fra la quarta e la sesta settimana con una durata circa di due-tre mesi
Gli esercizi di rinforzo muscolare iniziano non prima della quarta settimana, la ripresa delle attività sportive ed il ritorno a una normale attività lavorativa si collocano tra i quattro e i sei mesi (lavoratori manuali).
l’esecuzione degli esercizi al proprio domicilio è permessa con il raggiungimento, a volte, di risultati, nelle prime settimane, simili a quelli ottenuti con trattamento eseguito dal fisioterapista, ma spesso, i pazienti lasciati soli abbandonano precocemente il trattamento. La riabilitazione dopo intervento di cuffia infatti, si protrae per un lungo periodo e non è raro che, dopo i primi miglioramenti, ci sia un abbandono del processo riabilitativo. Sarebbe opportuno, invece, un prolungamento del trattamento almeno fino al sesto mese.
In un’ottica di risparmio della spesa sanitaria, è possibile l’autotrattamento responsabilizzando il paziente. Naturalmente per evitare insuccessi e abbandoni terapeutici è necessario un attenta valutazione dei pazienti distinguendo fra chi presenta una buona escursione articolare, motivazione ed è collaborante (sufficiente quindi un lavoro a domicilio supervisionato) da chi, invece, presenta una rigidità articolare, depressione, ansia e non risulta collaborante, condizioni queste che obbligano ad eseguire sedute individuali.
Dopo il lavoro di preparazione pre-operatorio, una prima fase postoperatoria, della durata di tre-quattro settimane, prevede l’utilizzo a scopo protettivo di un tutore; sarà possibile effettuare a volte, in questa fase, tecniche di mobilizzazione della testa omerale e della scapola, inserendo trazioni caudali che permettano una buona gestione del dolore. L’obiettivo è quello di mantenere una buona escursione articolare della spalla evitando l’insorgenza di rigidità, il razionale della mobilizzazione è quello di impedire la formazione di aderenze.
La seconda fase, fino alla sesta-ottava settimana,prevede il passaggio dalla mobilizzazione passiva ad attiva, per arrivare a incrementare ulteriormente il ROM della spalla e la prestazione delle strutture muscolari diminuendo il dolore.
La terza fase,fino alla dodicesima settimana, si caratterizza per la ricerca della completa escursione attiva e passiva e della massima forza muscolare. L’eventuale comparsa di dolore durante l’esercizio dovrà essere sempre considerata come un indice o di una non corretta esecuzione dell’esercizio o di un inserimento troppo precoce di quest’attività, rispetto ai tempi di guarigione
La quarta fase, fino alla sedicesima settimana, ha come obbiettivo la ripresa funzionale della spalla per le normali attività quotidiane e il gesto sportivo, limitando comunque il ritorno alle competizioni al sesto mese dopo l’intervento. Per questo saranno aumentati gli esercizi resistenza, la stabilizzazione scapolare e gli esercizi con arto elevato.
In caso di lesione estesa della cuffia dei rotatori,i tempi di recupero si potranno dilatare fino a ventotto-trentadue settimane.
E’ importante ricordare che circa il 30% dei soggetti sottoposti ad intervento per rottura della cuffia dei rotatori si verifica, a volte o una mancata guarigione del tendine con conseguente persistenza della lesione, o una rirottura, questo sembra non pregiudicare comunque la soddisfazione del paziente e la scomparsa del dolore. Nei soggetti in cui si ripresenta la rottura della cuffia si riscontra solo una diminuzione di forza all’elevazione e all’abduzione. I fattori prognostici negativi a tal proposito risultano essere l’età superiore ai 65 anni e la dimensione della lesione
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